30 Maggio 2023 - ore 18.00

La Sonata in re minore per violoncello e pianoforte op. 40, composta da Shostakovich nel 1934, costituisce uno degli ultimi momenti di libertà creativa del grande compositore russo, due anni prima che la censura si abbattesse a causa della sua opera lirica Una Lady Mcbeth del distretto di Mcensk nel 1936. Poi fino alla destalinizzazione il musicista dovette sottostare alle “indicazioni di stile” della apposita commissione che vigilava sulla “corruzione morale ed estetica” di compositori indisciplinati. Importante sapere ciò per cogliere nella splendida malinconia che promana dal primo tempo di quest’opera la vena emozionale, eppur grammaticalmente impeccabile di Shostakovich. Tutta l’opera esprime momenti molto variegati, quasi radiografia di un travaglio risultato, però, di una grandissima cultura musicale. Fantasmi di Barocco, temi sussurrati, improvvise agitazioni politematiche con temi modali, echi di danze popolari fanno della Sonata un momento di forte identità della musica colta russa. Nel segno, invece, dell’identità romantica a tutto tondo è la sonata del trentenne Mendelssohn, dove si permette di abbandonare la sicurezza classicista delle sinfonie per addentrarsi nel labirinto dell’espressione più toccante del Romantik. Qui anche i momenti virtuosistici sono in funzione di un abbraccio al Bythòs, all’abisso della creatività, con tracce bachiane trasfigurate dalla avvolgente sonorità del violoncello. Quale contrasto di eccellenza, la sonata per violoncello e pianoforte di Francis Poulenc, connota lo spirito corrivo e antiromantico dell’Enfant terrible, emanazione della Parigi più irriverente e geniale della prima metà del “Secolo breve”. Ironia, mistero, divertissement, stralunatezza fanno della Sonata un momento unico dell’estetica del Novecento.